Lettera di Suor Annabruna

Carissimi ,Dt.Romeo, Sergio , Deanna e a tutta la Polepole,vorrei nominare tutti per nome ma temo di non riuscirci. Scusate del ritardo molti avvenimenti ci hanno intralciato e in modo particolare l’Internet non funzionava. A nome di sr Luigina,sr Costanzia e di Sr Rosmeri non abbiamo parole sufficienti per esprimere il nostro grazie. Prima per il bonifico che abbiamo ricevuto per il dispensario che servirà per comperare medicinali ed altro, poi per la macchina che dopo una lunga odissea è arrivata a destinazione. Dire grazie è troppo poco vorremo esprimerlo con altre parole però dobbiamo fare i conti con i nostri limiti che non sono pochi . Il nostro grazie lo diciamo con il cuore pieno di riconoscenza.

Il nostro grazie riconoscente va in particolare a Romeo che con il suo silenzio è riuscito affinché la macchina sia arrivata a destinazione e aiutato da Claudia e dal Sig. Alex per la traduzione, penso che Annamaria e Luca hanno dato il loro contributo in silenzio un abbraccio a tutti.

Non abbiamo nulla con cui contraccambiare però vi assicuriamo il nostro ricordo nella preghiera perché il Signore benedica voi le vostre famiglie il vostro lavoro e che vi mantenga sempre in buona salute fraternamente vi salutiamo SrAnnabruna

Lettera di Suor Elisabetta

Carissimi amici di Arezzo,

quest’anno é stato per noi tutti davvero speciale, segnato dalle limitazioni e a volte dalle sofferenze causate dalla pandemia da covid-19. Certamente questa infezione ha messo tutto il mondo un po’ nella stessa situazione di emergenza,  anche se ovviamente noi in Ciad, ed in generale nei Paesi del Sud del mondo, abbiamo delle condizioni ben diverse dall’Europa. Quando l’11 marzo l’OMS ha dichiarato lo stato di Pandemia in tutto il mondo, e il Ciad ha chiuso le frontiere  il 19 marzo, le prime preoccupazioni sono state come limitare il contagio e la diffusione della malattia, visto che le condizioni di igiene e di vita in generale qui facilitano la diffusione rapida delle infezioni : potete immaginare cosa ha significato per noi educare la popolazione a lavarsi le mani all’entrata dell’ospedale e del mercato, quando già é difficile avere acqua pulita disponibile e sapone ; anche la disponibilità di guanti e di mascherine, all’inizio é stata un vero problema, poi piano piano abbiamo ricevuto degli aiuti, soprattutto dalla Chiesa e dalle Congregazioni religiose, visto che il Governo ha gestito gli aiuti dell’OMS e della Cina principalmente a livello politico e con poca attenzione effettivamente all’ aspetto  sanitario della pandemia. Solo in capitale e in due città principali sono stati impiantati i laboratori per analizzare i tamponi  per  la ricerca del virus ; noi a Bebedjia all’ospedale Saint. joseph non abbiamo avuto l’autorizzazione neanche per fare i test rapidi, e percio’ ci é difficile dire realmente qual é l’impatto che la malattia ha avuto. Certamente non cosi significativo come lo é per noi qui la malaria, o la tubercolosi o la malnutrizione. Eppure, molti medici ciadiani si sono precipitati in Capitale per formare gli infermieri sulle norme igieniche contro il covid e cosi hanno abbandonato le maternità degli ospedali rurali, che come potrete immaginare hanno sempre urgenze.

A Bebedjia si sono riversati molti malati urgenti o con malattie gravi, che non venivano curati altrove, dato che tutti erano preoccupati di isolare i « sospetti » casi di coronavirus. Anche i mesi di lockdown, qui dove ci sono poche materie prime e pochi generi di prima necessità, non sono stati facili da gestire, e la popolazione che in generale non possiede un conto in banca e vive dei prodotti dei campi e dei piccoli commerci, ha sofferto piu’ degli altri anni la povertà e la fame. Adesso che le frontiere per ora hanno riaperto, continuiamo la nostra vita quotidiana con le limitazioni negli spostamenti che la pandemia impone e con molte difficoltà per trovare il materiale sanitario e molti farmaci per la gestione dell’ospedale. Comunque i malati continuano a frequentare numerosi l’ospedale , forse perché altrove non sono curati e perché noi facciamo il possibile per dare una risposta a tutte le persone che ci chiedono aiuto. Anche se penso che qui non ci siano tanti casi di Covid come in Europa, resta sempre serio il problema della mortalità materna e infantile e della malnutrizione : nel nostro contesto ci sentiamo riconoscenti per tutto l’aiuto che riceviamo da voi, nonostante i tempi difficili che tutti attraversano. Certamente quest’anno abbiamo toccato con mano la fragilità della natura umana e nelle fatiche comuni chiediamo al Signore la capacità di essere attenti soprattutto a chi é solo. Anche a distanza noi ci sentiamo sostenuti  da quanti ci conoscono e credono nel piccolo contributo che l’Ospedale Saint Joseph puo’ dare per migliorare la salute in Ciad. Per questo vi siamo molto riconoscenti. Speriamo che la Comunità Scientifica riesca a trovare una soluzione per spegnere la pandemia per poter tornare ad una vita normale ed incontrarci nuovamente. Nell’attesa di rivedervi, vi saluto fraternamente  e vi ricordo insieme alle vostre famiglie

Suor Elisabetta R.

Padre Fabiano (Nov. 21)

… il 15/Agosto scorso, solennità di Maria Santissima Assunta in Cielo e giorno in cui 25 anni fa tutti i frati cappuccini della Tanzania, sia missionari che locali, ebbero il diritto e il titolo di Provincia Autonoma, si è svolta a Dar Es Salaam la celebrazione dei “100 anni di presenza dei frati cappuccini in Tanzania”… i primi frati infatti arrivarono nel 1921 provenienti tutti dalla Svizzera, poi negli anni a venire anche dall’Austria, Belgio, Olanda e quindi dall’Italia. Nel 1963 partirono per la missione della Tanzania i primi 5 confratelli toscani e a loro fu assegnata la provincia di Mpwapwa nella diocesi di Dodoma con le parrocchie appunto di Mpwapwa e di Kibakwe. Negli anni successivi l’opera missionaria di questi primi pionieri si estese sempre più, anche perché ogni anno ad affiancarli partivano da Firenze 2 o 3 confratelli tanto che furono a loro affidate complessivamente altre 5 parrocchie Mbuga, Kongwa, Mlali, Kinusi e Lumuma. I bisogni della popolazione erano (e sono tuttora) tanti, così i nostri frati si impegnarono anche in opere di utilità sociale realizzando strade, pozzi, scuole, officine.. Per migliorare, ampliare o costruire ex-novo le diverse parrocchie poterono insegnare e preparare un bel numero di esperti muratori…Come fu possibile tutto questo? Intanto con la collaborazione di alcune suore provenienti da numerosi Istituti (cito qui per brevità solo quello delle Sorelle della Misericordia di Verona ) e con il valido aiuto di missionari laici e gruppi di giovani che dedicavano 3 o 4 settimane estive a questa esperienza a fianco di missionari…Le vie del Signore sono infinite e i Suoi progetti non sono i nostri progetti ..ma vengono attuati da noi mortali lasciandoci guidare dal Suo Spirito.. è per questo motivo che una dottoressa, Anna Maria Bartolomei di Anghiari, si lasciò coinvolgere da un nostro frate e venne a trovarci in Tanzania. Il sottoscritto (che nel frattempo era stato incaricato della costruzione di una nuova parrocchia in un villaggio, Kibaigwa, che benché allora piccolo, prometteva bene e si stava sviluppando, facilitato dalla nuova strada asfaltata che collegava Morogoro con Dodoma) ebbe la possibilità di conoscerla, di accompagnarla in alcuni villaggi e farle fare varie esperienze: al Centro di Riabilitazione di Mlali e anche all’ospedale di Itigi dove poté conoscere suor Incoronata, una orsolina che lì svolgeva la sua opera di medico pediatra.. Anna Maria seppe coinvolgere altri medici e sanitari e conoscenti vari …e dare loro la possibilità di fare esperienze in missione con noi cappuccini…da Mlali a Kibakwe…a Dodoma… a Kibaigwa…tutti pieni di entusiasmo che hanno saputo trasmetterlo ad altri loro amici tanto da creare l’associazione che tutti conoscete: la POLE POLE!

…prima delle solenni celebrazioni per il nostro centenario, ho avuto qualche giorno libero per visitare le varie stazioni missionarie…in particolare la recentissima parrocchia di Hemba Hemba con la sua nuova scuola primaria realizzata con il sostanziale contributo della Pole Pole e ormai quasi del tutto completata: la seconda aula era già coperta, stavano intonacando dentro e fuori e mi hanno assicurato che nel giro di un mese avrebbero sistemato anche il piazzale. La scuola è riconosciuta dalle Autorità e del villaggio e dell’Ufficio Provinciale per l’Istruzione… è già in funzione con più di 25 bambini presenti ma già con tantissime richieste per il nuovo anno scolastico. Tanti ovviamente i ringraziamenti per la Pole Pole nella speranza che possa continuare in futuro i suoi progetti di collaborazione con quelle realtà…Ho rivisto anche Kibaigwa!… e qui potrei scrivere molte pagine…iniziai la costruzione della parrocchia nel 1998 e l’anno successivo si fece la Benedizione ufficiale della Chiesa…e poi tutte le altre opere di sviluppo sociale come l’asilo, la scuola di taglio e cucito, l’officina meccanica, la falegnameria, e una piccola azienda per la coltivazione di mais e girasole, l’allevamento di bestiame, la scuola superiore di San Pio con il suo ostello per ragazze…quanti sacrifici!…quante preoccupazioni!…