Ospedale st. Joseph di Be’Be’Djia – Ciad

Progetto di cooperazione sanitaria

Gli abitanti si dedicano all’allevamento e all’agricoltura ma le difficoltà sono molte perché il territorio, desertico o roccioso, è molto arido e numerosi sono i periodi di siccità che creano gravi disagi e che spesso portano alla morte di intere mandrie di bestiame.

La repubblica del Ciad è uno stato dell’Africa centrale tra i più poveri dell’Africa e del mondo. Più dei tre quarti della popolazione (poco più di 11 milioni di abitanti in tutto) risiede in zone rurali, principalmente a sud,zona meno desertica e relativamente più ricca di acqua rispetto al nord del paese.

Oltre l’80%della popolazione è sotto la soglia di povertà. Attualmente l’economia del Ciad nonostante lo sfruttamento del petrolio rimane principalmente agricola e sempre penalizzata dai suoi problemi cronici: posizione geografica, comunicazioni interne povere, alti costi di energia,scarse risorse idriche ed una storia di corruzione, instabilità politica e guerre.

Gli indicatori di sanità riflettono la situazione di povertà del paese:

Tasso bruto di natalità: 41,6 per mille

Tasso di mortalità infantile (0-1 anno) 102,6 per mille

Tasso bruto di mortalità: 16,3 per mille

La malnutrizione, la malaria, la tubercolosi, la parassitosi l’Aids restano le principali cause di morte.

L’ospedale Saint Joseph si trova si trova a Bèbèdjia nel sud della Repubblica del Ciad a circa 500 km dalla capitale N’djiamena.

Ha circa un centinaio di posti letto e rende servizio alla popolazione della vastissima regione della diocesi di Doba e va ben al di là dei suoi limiti, coprendo di fatto una estesa superficie con un bacino di utenza che supera attualmente il milione di abitanti.

Creato nel 1975 da un missionario comboniano come centro medicale funzionava da semplice dispensario. Nel 1994 in piena guerra civile è stato aperto come ospedale, grazie agli sforzi fatti dalla Diocesi di Doba e dall’allora vescovo comboniano mos. Michele Russo. L’ospedale ha iniziato le sue attività diventando subito centro di riferimento non soltanto per i malati del distretto, ma anche per quelli delle zone limitrofe ed oltre.

Nel 2008 suor Magda, l’allora direttrice dell’ospedale Saint Joseph, inviava un appello accorato di richiesta di aiuto e di medici. L’unico medico presente il dr. Mbaitoloum Weina, non riuscuva a far fronte all’ingente lavoro. Alcuni infermieri e medici, tra cui il dr. Danilo Tacconi che già da qualche anno erano operativi in Tanzania con la nostra Associazione furono i primi a partire (2009).

A questi si sono aggiunti via via negli anni successivi altri volontari (medici,infermieri, fisioterapisti, tecnici di laboratorio, ostetriche ecc…) con lo scopo di apportare ognuno il proprio contributo. Ci teniamo a sottolineare che tutti i volontari viaggiano a titolo personale e a proprie spese sostenendo i costi del viaggio e del soggiorno.

Nel corso degli anni si facevano pervenire all’ospedale materiali sanitari ed attrezzature mediche. Si contribuiva nel dotare il nuovo reparto di pediatria degli arredi, mobilio, biancheria e di alcuni presidi sanitari minimi indispensabili.

I nostri volontari hanno continuato a recarsi in Ciad sino al 2014 poi la situazione geopoliticaq del paese si è deteriorata a tal punto che non è più possibile garantire l’incolumità per il pericolo di attentati e la presenza di bande terroristiche dei Boko Haram che sconfinano dai paesi limitrofi. L’ospedale si è dovuto munire di guardie armate e metal detector agli ingressi.

Si continua tuttavia ad inviare materiali sanitari e qualche aiuto economico per far fronte alle sempre maggiori esigenze cui è progressivamente andato incontro l’ospedale.

Pubblichiamo l’ultima lettera inviatici da sr Elisabetta d.ssa Raule attuale direttrice dell’ospedale e quasi costantemente unico medico dell’intera struttura.

messaggio originale ——–
Da:Elisabetta Raule 
Inviato:Sun, 29 Oct 2017 21:49:52 +0100
Oggetto:ecco la mia letterina

Carissimi amici di Arezzo, vi mando un caro saluto dal sud del Tchad.
Vi scrivo sempre da Bebedjia, regione del Logone Orientale,
precisamente dall’ospedale Saint JosepH.
Quest’anno abbiamo avuto dei cambiamenti e delle difficoltà sempre
maggiori, perché come voi sapete, la situazione dell’Africa non é
buona, ed in particolare nei paesi del Sahel ci sono problemi seri
legati ai gruppi islamici che circolano senza nessuna identificazione
e controllo. Qui in Tchad la « crisi » palpabile che la gente ha
sentito quest’anno é ancora di più legata alla caduta del prezzo del
petrolio, che ha fatto sì che lo Stato non riesca spesso a pagare gli
stipendi dei suoi funzionari (in particolare professori ed insegnanti)
e quindi non ci sono soldi che circolano… ed anche nel nostro caso,
all’ospedale, la gente non riesce a pagare le visite e le operazioni
perché dice che non ci sono soldi. Solo i commercianti arabi e i
nomadi che hanno il bestiame hanno un po’ più di soldi. Inoltre resta
sempre il problema del controllo dei documenti, che qui in Tcahd non é
ben fatto, e quindi molti gruppi islamici di etnie diverse non sono
identificati.
Per il nostro ospedale i cambiamenti sono stati : il nuovo vescovo
Mons. Martin che é subentrato a Mons. Miguel Sebastien. Mons. Martin é
un vescovo Tchadiano, é un uomo di Dio, ma é preoccupato di far
funzionare l’ospedale con la contribuzione della popolazione,
altrimenti non potrà continuare.
Abbiamo rinnovato i contratti del personale e cercato di far partire
alcuni infermieri che rubavano soldi delle entrate dei malati e
farmaci non é stato facile ed ora abbiamo qualche infermiere in meno,
dunque é faticoso.
Il direttore Jean Marie é partito anche lui ed abbiamo un nuovo
direttore Samuel che ha molta buona volontà, anche se a volte ci
vorrebbero veramente dei miracoli per far funzionare le cose.
I problemi dell’impianto elettrico sono sempre enormi. Lo Stato
dall’anno scorso non ha dato neanche un’ora di luce e noi spendiamo un
sacco di soldi per accendere il gruppo elettrogeno dell’ospedale ogni
giorno. I pannelli solari del nuovo impianto fin dall’inizio hanno
dato problemi e le batterie sono rovinate perché dentro il container
dove sono installate fa troppo caldo e non c’é climatizzazione. (
sopra dai 42° si blocca tutto da solo) .
Come medici all’ospedale per ora siamo sempre io, che mi occupo della
medicina, maternità, chirurgia,le urgenze, le visite e le ecografie, e
poi la suor Lourdes, che si occupa della pediatria e dei malati di
HIV. Sapete, siccome il Governo non ha soldi, hanno bloccato tutte le
discussioni di tesi dei giovani laureandi in medicina a N’djamena : ci
sono medici che hanno finito gli esami e la tesi pronta da due anni e
aspettano solo di discutere la tesi ma lo Stato dice che non ha soldi
per pagare la commissione. Penso di poter dire senza esagerare che
siamo davvero in uno dei paesi piu’ poveri al mondo.
Spero di avervi dato qualche notizia interessante di aggiornamento
sulla nostra situazione
Sappiate che nonostante tutte le difficoltà , continuiamo a curare i
malati con speranza, sapendo che qui nel sud, soprattutto per le
patologie gravi, non sanno dove rivolgersi.
Certamente vi siamo molto riconoscenti dell’aiuto che ci avete sempre
dato e speriamo di cuore che avrete la possibilità di continuare a
sostenerci.
Noi vi ricordiamo sempre nella preghiera
Fraternamente
srElisabetta

Il Villaggio della Speranza

I nostri primi interventi sono stati verso il Villaggio della Speranza dove operano suor Rosaria e padre Vincenzo nel progetto di gestione di un villaggio – famiglia dove vengono accolti bambini siero positivi e orfani da entrambi i genitori,inoltre comprende anche una struttura sanitaria con annesso la sala parto . L’Associazione ha dato il suo importante contributo, tra l’altro, per la realizzazione di un edificio scolastico .

Il villaggio della speranza è sempre una parte importante dei nostri progetti e restiamo a disposizione per accogliere e valutare le loro richieste.